Nel ciclo “Jelly”, l’espressione e la ricerca costante sugli aspetti (psicotici) come immagine, fanno emergere presenze inconsistenti di figure danzanti che affiorano per rivelarsi senza spigolature.
Sono epifanie di esistenze ultraterrene custodi di mondi interiori mai espressi o dimenticati.
Espressioni fluide silenti sui fondali al (limitare) della subcoscienza che contrastano con la durezza fredda del marmo da cui emergono.